Ecco come sia possibile trovare il “bello” anche una piccola città del Sud, tanto piacevole quanto per alcuni aspetti deludente.
L’acronimo è #A.I.P.D. (Associazione Italiana Persone Down) e la sua realtà è una realtà #positiva, perché positive sono le persone che ne fanno parte.
Incontro Serena Pensabene, operatrice dell’associazione, una ragazza a cui sorride il cuore, lei ha voglia di raccontarsi e di portare un messaggio vivo di speranza ed umanità verso chi ancora non li conosce e verso chi, purtroppo tutt’oggi, fa fatica a riconoscerne l’importanza dell’operato.
L’associazione si occupa esclusivamente di corsi di autonomia per bambini e ragazzi #con la sindrome di Down, corsi divisi per fasce d’età a cominciare dai più piccoli (16 mesi-6 anni), proseguendo con il gruppo di preadolescenti, adolescenti ed infine adulti (dai 18 anni in su).
L’obiettivo che si prefigge è quello dell’ #indipendenza dei ragazzi, dall’orientarsi per strada, a riconoscere i pericoli e saper utilizzare denaro e mezzi di trasporto. A tutto questo segue il servizio di #inserimento lavorativo, necessario per perseguire l’obiettivo indipendenza. Infine, poi, il progetto #dopo di noi che porta i ragazzi ad avere una autonomia anche a livello abitativo.
Operatori e volontari dell’A.I.P.D., formati ed aggiornati annualmente dalla sede nazionale dell’associazione, accompagnano #amorevolmente i ragazzi durante l’intero iter dell’inserimento lavorativo perché è necessaria la formazione per la comprensione di cosa significhi lavorare,la scelta del lavoro più adatto, i tentativi di inserimento attraverso tirocini formativi fino ad arrivare all’inserimento stesso.
Attualmente Serena si trova in Spagna. E’ partita a fine mese scorso per accompagnare due giovani ragazzi con la sindrome di Down per il progetto #”Vado all’estero a lavorare”, 21 giorni in un ostello per un tirocinio formativo. La partenza è stata preceduta da un gran lavoro, parecchi incontri formativi tra cui, fondamentale, lo studio della lingua. E’ già la terza esperienza all’estero ed ogni volta sono stati ottenuti grandi risultati sia a livello professionale che personale, tanto per i ragazzi quanto per gli accompagnatori.
Certo, non mancano le difficoltà, non mancano gli ostacoli, ma Serena, come gli altri componenti dell’associazione, con dedizione, serenità ed infinita dolcezza, vanno avanti cercando per quanto possibile di compiere la loro #missione d’amore. Si trovano davanti persone diverse tra loro, ognuno con le proprie problematiche, ognuno con una famiglia diversa con cui interfacciarsi.
Come si fa ad affidare il proprio figlio, fragile e spesso disorientato, a chi non si conosce? Necessita molta fiducia iniziale che viene sempre ripagata quando poi si è testimoni della crescita dei propri ragazzi, diventati più autonomi e capaci di scegliere da soli, di prendere decisioni. Le loro criticità e dubbi svaniscono nel momento in cui i progressi diventano palesi e questo comporta anche una maggiore serenità ed armonia all’interno della famiglia stressa. Questa la più grande soddisfazione per chi, all’interno dell’associazione, ci mette il #cuore.
E poi c’è la città…bisogna confrontarsi anche con la città!!
L’A.I.P.D. si sta facendo conoscere soprattutto negli ultimi anni, facendo uscire i ragazzi in strada, rendendoli visibili, partecipando ad incontri e ad attività cittadine. L’accoglienza risulta essere perlopiù positiva, ma si trova a anche parecchia distanza da parte di chi non riesce o non vuole comprendere.
Questo, forse, poco importa quando l’associazione è costretta a rimboccarsi le maniche per sistemare la nuova sede, una sede assegnata dal comune e vittima di ben due incendi dolosi in soli sei mesi. Ed ecco il #messaggiopositivo, che giunge da associazioni e singoli cittadini, insieme per dar vita ad un luogo #per tutti. La nuova sede nasce per essere aperta alle realtà con voglia di collaborare,alle diverse associazioni il cui obiettivo è quello di rendere migliore la città, è un progetto per tutta #la comunità.
Nessun interrogativo su chi sia stato il responsabile degli atti vandalici o perché lo abbia fatto,quello che conta è andare avanti e continuare a dimostrare che anche i ragazzi con la sindrome di Down costituiscono una #risorsa e che, in alcun modo, sono persone da tenere lontano o da emarginare e, dunque, valorizzarne le attitudini, rappresenta solo un giovamento per tutta la società.
Valentina Surace