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Debora Scalzo intervista il Regista e Produttore Luciano Fontana

Screenshot 2017 10 31 20 18 12Debora Scalzo intervista: il Regista e Produttore Luciano Fontana.

CON IL SOLE SUL VISO

Ho avuto il piacere di intervistare Luciano Fontana, regista tecnico La7, poliedrico film-maker, nonché  professore associato di montaggio tv e tutor senior  presso la LUMSA di Roma.

Ha diretto tra i più grandi concerti di artisti italiani: da Pino Daniele a Paola Turci, Fabio Concato, Simone Cristicchi e molti altri. Nel 2011, si trasferisce a Los Angeles, dove produrrà e dirigerà videoclip musicali con artisti internazionali del calibro di: Akon, Snoop Dogg, Wiz Khalifa, Lil Wayne e Puff Daddy. Lavorando fianco a fianco a Dale “Rage” Resteghini, leggenda assoluta della discografia americana. Nel mondo della moda, produce importanti shooting fotografici, tra cui molti per la nota rivista Black&Grey Magazine.

Cosa ti fa perdere e ritrovare il sorriso?

Nel vissuto quotidiano direi l'egoismo e la prevaricazione in tutte le loro declinazioni.

Poi lavorando tutti i giorni in telegiornali e talk show politici è dura non farsi spostare il baricentro dalle notizie di cronaca o di mala politica. Ultimamente però, ho una soluzione imbattibile per tornare di buon umore: il sorriso di mio figlio.

Com'è Luciano Fontana papà?

Più maturo, calmo e più responsabile di ieri. Ma sopratutto tenero.

Parlando di umanità, come risolveresti i mali degli esseri umani?

Ma sai, sono anni che mi appassiona lo zen e lavoro molto sul concetto di accettazione, dunque cerco di guardare a monte, chiedendomi se il ciclo naturale delle cose non sia imprescindibile da quello che definisco “male”. Se così fosse, credo che la cosa più disarmante per un “cattivo” sia l'abbraccio. Non sono così ingenuo da pensare di poter risolvere tutto con l'amore, ma l'oceano è fatto di gocce e forse l'unica cosa realisticamente possibile, che possiamo fare è lavorare sul microcosmo della speranza, che diventi un'onda, poi un mare, poi un oceano.

Sei un regista poliedrico, hai diretto concerti di Pino Daniele e Paola Turci, passando a dirigere e produrre videoclip musicali con artisti internazionali come Snoop Dogg e Puff Daddy, che ricordi hai di ogni singolo artista?

Gli artisti sono prima di tutto persone e dunque come tali diversi tra loro per carattere, cultura, modi di pensare e agire. Di ognuno di loro ho ricordi differenti, così come differenti sono le emozioni che ho provato e provo tuttora nel ricordare quei momenti.

Ci sono concerti che ho diretto e durante i quali ho pianto mentre vi lavoravo, mi è successo con Pino Daniele, Fabio Concato, i Karate.

La regia dei live, ti fa sentire partecipe di quel che accade sul palco, e se gli artisti in questione sono cantanti con le cui canzoni sei cresciuto e ti sei emozionato, è il massimo. Mentre differente per i videoclip musicali che ho girato in America, dove la tipologia di lavoro, responsabilità, e le persone coinvolte, erano tali da farmi entrare in un mood più da “battaglia”, con poco spazio per le emozioni. Almeno sul set.

Progetti futuri?

Quelli non mancano mai.

Attualmente sto finendo di preparare un trittico di spot propedeutici al lancio di una start-up in ambito audiovisivo e a breve partirà la pre-produzione del prossimo videoclip musicale, di cui sarò regista. Ma il vero progetto è quello di passare al cinema, nel medio lungo termine. Finora ho messo da parte due film, per cui ero stato opzionato, poiché sentivo che il momento e le condizioni non erano adeguate. Il cinema che ho in mente è quello autoriale, di espressione, che viene da dentro. Sto dunque lavorando su me stesso, per essere pronto a dire qualcosa di importante con le immagini, perché ho un profondo rispetto per la “settima arte”, e per l'arte in generale. Ed anche una deontologia professionale molto forte. Quando questa consapevolezza incontrerà la giusta sceneggiatura, sarà arrivato il momento di firmare il mio primo lungometraggio.

Il tuo messaggio personale a chi ha subito violenza di genere?

Non posso che incoraggiare chi ha subito violenza di genere a denunciare, appoggiarsi alle associazioni sul territorio, per avere un valido e concreto aiuto, per non essere sole, specie quando la falle legislative-giudiziarie creano situazioni ad alto rischio.

E' molto importante per chi è riuscito a venirne fuori, parlarne al maggior numero di persone possibili, anche in forma anonima, laddove sia necessario.

Credo fortemente nella necessità di consapevolezza da parte di ognuno di noi, sia in forma “attiva” per essere persone migliori, che per evitare di essere vittime silenziose.

Intervista a cura di Debora Scalzo.