Cos’aveva in testa Paola Cortellesi quando ha pensato alla realizzazione del suo primo film da regista? Al cinema neorealista del dopoguerra? Al musical? Alla commedia all’italiana?
Diverse sono le componenti di C’è Ancora Domani, nel complesso una storia avvincente, piena di colpi di scena ma anche divertente e romantica.
L’unico difetto forse è la lungaggine: troppa suspance, alla fine, dopo due ore di montagne russe emotive, lo spettatore vorrebbe mollare.
La Cortellesi, protagonista davanti alla cinepresa, oltre che dietro, è fino troppo bella, liscia, giovane e poco segnata per il personaggio di cui veste i modesti panni e nonostante il geniale escamotage del bianco e nero la proiezione non rende l’intensità della pellicola.
Il titolo è anch’esso birichino perché, fino all’ultimo, lascia aperte diverse strade interpretative su cosa debba succedere “domani”.
Una cosa è certa però, la regista delinea molto bene ogni personaggio dandogli spazio e modo di rappresentarne le peculiarità. Odioso si presenta da subito Valerio Mastrandrea nelle vesti di un padre padrone senza scrupoli, il maschio italiano insensibile e degno figlio di un altrettanto famigerato Giorgio Colangeli che dal letto esercita il potere del patriarca.
La figura femminile resta quasi sempre schiacciata dall’educazione sfacciatamente maschilista dell’epoca, ferita nel corpo, a suon di ceffoni serviti a colazione, e nell’anima, per mezzo di atteggiamenti avvilenti come i commenti che li accompagnano.
La Cortellesi tuttavia cerca di sdrammatizzare con una colonna sonora d’impatto e siparietti, anche se questi ultimi risultano a volte troppo ermetici. L’orchestra è completa di tutti gli strumenti: ci sono le vicine del palazzo intente in un puntuale lavoro di taglio e cucito inteso come pettegolezzo; la storia, infatti, che si svolge nel sottoscala di un Palazzo Umbertino, casa popolare di quell’epoca, e nel suo ampio cortile, è animata da tutti i suoi abitanti.
C’è poi l’amica del cuore della protagonista, fortunata proprietaria, insieme al marito, di un banco di frutta e verdura al mercato rionale, la quale è, al contrario della nostra eroina, la parte dominante della coppia, pronta a sostenerla nei sogni di gloria.
Un personaggio che impatta moltissimo è quello della titolare della merceria presso cui la donna esegue delle riparazioni. Si tratta di una davvero brava Paola Tiziana Cruciani nelle vesti di una bionda imprenditrice che deve e quindi può cavarsela da sola senza l’ausilio di un uomo. Sotto lo sguardo duro si intuisce chi deve fare di necessità virtù rappresentando addirittura una vaga fonte di ispirazione ad avere il coraggio di correre in solitudine scardinando le convenzioni.
Qualcuno potrebbe considerare il film un manifesto femminista contro la supremazia maschilista che ancora, in certe sedi, andrebbe combattuta. Certamente è una fotografia moderna di ciò che le donne hanno dovuto subire in passato in ogni ambiente sociale e lo hanno fatto con coraggio, sacrificio e determinazione ed è importante perciò che i giovani di oggi, senza distinzione di genere, vadano in sala a riscoprire che c’è sempre, ancora, domani.