Fattore Beta | LUCIO DALLA LA MOSTRA – Anche se il tempo passa

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Quando ho visto che all’Ara Pacis di Roma inaugurava una mostra dedicata a Lucio Dalla mi sono chiesta: a che pro? Dalla è stato un grande musicista che c’entra una mostra su di lui?
Nonostante la mia titubanza sono entrata.

La prima sala è piena di immagini di lui e della sua vita a partire dall’infanzia e già si scopre che Lucio Dalla era un bambino prodigio. A tre anni faceva coppia con una piccola amica coetanea con la quale si esibiva in performance in costume.


Lui più che un bambino prodigio si definiva un prodigio di bambino anche perché ha sempre amato la magia e i giochi di prestigio. E voi, lo sapevate? Io no.
Sapevate che a Bologna Dalla aveva una galleria di arte contemporanea? Si chiamava No Code ed esposte in mostra ci sono diverse opere di artisti italiani e stranieri come Jannis Kounellis e Dario Ballantini e molti altri.

Naturalmente l’esposizione è ricca di memorabilia: dagli abiti firmati Giorgio Armani alle pellicce di Fendi agli occhiali e agli inconfondibili copricapi che lo hanno contraddistinto di anno in anno e di album in album. Ovviamente non possono mancare il suo adorato clarinetto che aveva imparato a suonare da autodidatta nonostante i virtuosismi che mi hanno da sempre emozionato. E se in una teca campeggia il sio mitico sassofono in un angolo troviamo la tastiera che suonò nel concerto a Montreaux, quello che precedette la sua scomparsa. Su di un lato è attaccata con il nastro adesivo perfino la scaletta della serata è gli attacchi di alcune canzoni.


Io davanti alla tastiera elettronica mi sono emozionata. Probabilmente è questa la magia della mostra dedicata a Lucio Dalla. Senza accorgermene ho iniziato a respirare un’aria diversa, ho iniziato a sorridere e a commuovermi.

Del resto io sono una boomer , sono nata negli anni sessanta perciò Dalla lo vidi perfino quando a Canzonissima cantava in abito scuro, così diverso dai look estrosi degli ultimi anni fatti di t-shirt scollate a V , collanine etniche e bracciali, capelli lunghi dietro e testa pelata sopra per non parlare dei gilet di pelliccia decisamente originali.

La sua musica entra al secondo tempo. Dopo aver letto le sue frasi, il suo certificato di nascita, i registri del suo ginnasio. E già, Dalla ha frequentato il liceo classico!
Appena si sentono nell’aria le note de La Sera dei Miracoli eccomi trasportata nel mondo fatato della poesia. In questo brano si descrive Roma, già allora disastrata e maltrattata ma sempre magica sotto la patina oleosa della sporcizia. Stranamente collegato al testo di questa canzone ce n’è un’altra, la mia preferita, quella che si intitola Cara. Sarà per questo che mi è scesa una lacrimuccia?

Ma come sono nate le hits che ci hanno accompagnato per tre decenni? Lo scopro nell’ultima sezione della mostra. Incorniciate e appese al muro trovo pagine di quaderni a quadretti piene di parole scritte a penna e quindi decorati da cancellature e ritocchi.
E poi il rapporto con grande Roberto Roversi, poeta e giornalista, i cui versi sono stati musicati e cantati nei primi album e quello con Paola Pallottini che firma i successi come 4 marzo 1943 e Piazza Grande che lo lanciano definitivamente nell’Olimpo dei grandi.

Tra una copertina e un accessorio troviamo i dischi d’oro vero, quello di platino e il 45 giri di Edoardo Vianello, I Watussi. Che c’entra quest’ultimo con Lucio Dalla? Se non lo sapevate Dalla esordi come frontman di una band chiamata I Flippers che accompagnarono proprio Vianello nella registrazione di questo grande successo.

Dalla era un uomo sereno. Questo io ho capito attraversando le sale della mostra. Si piaceva e si trovava simpatico nonostante i capelli si fossero trasferiti sul resto del corpo, nonostante fosse piccolo di statura. Lucio Dalla aveva fiducia nel futuro e infatti la mia seconda canzone preferita si intitola Futura. Era proiettato verso l’infinito come pochi su questa terra oggi così maltrattata.
Probabilmente è questa la chiave di Lucio Dalla: anche se il tempo passa.

Il messaggio che arriva, o perlomeno che è arrivato a me. Un messaggio di fiducia e di speranza nonostante tutto e mi pare un ottimo motivo per recarsi all’Ara Pacis di Roma fino al prossimo 6 gennaio.

About Post Author

Roberta Beta

Roberta Beta è diventata personaggio pubblico nel 2000 grazie alla sua partecipazione alla prima edizione del padre di tutti i reality show IL GRANDE FRATELLO. È giornalista, speaker radiofonica e opinionista televisiva. Cos'è Fattore Beta? https://bit.ly/3LngFd4
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