Traendo ispirazione dal fumetto numero 107 scritto nel 1968 dalle mitiche sorelle Giussani, i Manetti Bros, si sono molto divertiti a realizzare il terzo film della serie dedicata al mitico Diabolik, il migliore, secondo chi scrive.
Grandissima la ricerca delle locations: la Clerville che scopriamo, scena dopo scena, sembra uscita da un set distopico eppure reale visto che si tratta in gran parte di Bologna, il capoluogo dell’Emilia Romagna, irriconoscibile nell’inseguimento senza respiro che apre uno dei racconti più amati dai fans del criminale dagli occhi verdi.
l comune ha acconsentito alla richiesta dei registi di togliere tutta la segnaletica attuale per i giorni delle riprese ed il lavoro di squadra ha prodotto un risultato efficace nonostante la mancanza di effetti speciali.
Nonostante questo film sia girato in 4 k l’impressione è infatti quella di essere catapultati su un set di un’ altra epoca, gli anni Settanta, dove la settima arte era appannaggio completo del team umano piuttosto che di un computer: il complesso residenziale dove abita l’impiegata interpretata da Carolina Crescentini sembra disegnato da un programma di computer grafica mentre invece si trova a Roma in vero cemento armato.
Anche i camei sono il frutto di una scelta accurata come per il numismatico impersonato dal noto speaker di Radio Capital, Paolo Damasio, in arte Mixo che assiste in una perizia la Contessa Wiendemar ( versione sassone di : Vien dal Mare?) interpretata da una sempre bellissima Barbara Bouchet.
Si diverte sul set anche Max Gazze a gironzolare sulla moto nei panni di un DIABOLIK mascherato da comune mortale.
Meno cameo è il ruolo di Monica Bellucci, già apparsa nell’episodio “Ginko contro tutti”, dove la ex supermodel interpreta a pieno titolo l’innamorata del perfido ispettore.
I Manetti ne hanno esasperato il lato pin up anche nel linguaggio che a volte, in altri film, costringe l’attrice ad essere doppiata dalle colleghe.
La trama è nota ai più ma ciò che conta in questo film è l’ insaziabile ricerca del dettaglio in tutti i campi: dalla scenografia ai costumi, agli interpreti.
Nei panni di DIABOLIK ritroviamo l’italo canadese Giacomo Gianniotti e non solo, essendo la storia del protagonista al centro di tutto, il bel Gianniotti non è l’unico a dare il volto al ladro, insieme ad attori più giovani troviamo un credibilissimo Lorenzo Zurzolo.
La biondissima Eva Kant resta appannaggio di Miriam Leone che insieme alla Bellucci sarà una delle grandi protagoniste in primo piano. Massimiliano Rossi nel ruolo dell’avvocato Paolo Manden sembra la copia di Luciano Lutring, il “solista del mitra”, noto criminale della malavita milanese a cavallo degli anni 60 e 70 che si guadagnò il soprannome per l’abitudine di nascondere l’arma nella custodia di un violino.
Minigonne, stivali, camicie da uomo con le rouches, pellicce a strascico e pantaloni a zampa definiscono perfettamente la moda del tempo; immancabile la Jaguar E-Type nera della coppia più famosa del crimine italiano a fumetti e la flotta di Lancia Flavia targate CLV, utilizzate dalla polizia di Clerville, per non parlare poi degli arredi di interni. Ville che traboccano di angoli bar laccati, carte da parati a tema floreale, poltrone e divani di pelle e velluto, illuminazione al neon, telefoni modello Gondola e passaggi segreti celati da librerie come se non ci fosse un domani. Insomma se amate il cinema nel senso più completo della parola questo è il film per voi e non vi deluderà.
Tutto perfetto dunque? Artisticamente si, professionalmente anche ma la nota stonata ahimè non mancherà: il sergente Palmer, fidato braccio destro dell’inarrestabile Ginko si troverà a nuotare in acque cattivissime. Dove? Lo scoprirete andando in sala.