Il film presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma è uno dei migliori in cartellone, esce fra un mese e si intitola THE MENU.
Si tratta di un mix tra thriller pscicologico, horror e commedia. È un film rivolto a tutti, tranne ai bambini, ovviamente, ma io lo indicherei particolarmente ai fanatici della ristorazione all’avanguardia, ai modaioli che nella cucina molecolare e stellata ripongono delusioni e speranze.
Un immenso Ralph Fiennes interpreta lo “chef” del terzo millennio, colui che a botte di migliaia di verdoni, propina menu difficili da comprendere ma soprattutto da digerire nonostante le porzioni assai esigue seppur impiattate magistralmente.
A volte sembra di essere davanti alla tv ad assistere ad una puntata di Masterchef quando, almeno al tempo in cui lo vedevo io, Cracco o Bastianich gettavano il piatto dell’aspirante cuoco nella spazzatura con aria sprezzante.
La storia si svolge come un crescendo rossiniano alla fine del quale tutto ovviamente si svela, anche se non sarò io a farlo in questa sede.
Il pubblico da subito viene rapito dal lusso di un evento estremamente esclusivo sia per il costo, 1.250 dollari a persona, sia per la lista di attesa lunga mesi. I clienti sono infatti miliardari potenti, attori ricchissimi eppur disagiati, maniaci di tutto ciò che è esclusivo ed irraggiungibile e naturalmente gli insicuri che in una certa cucina vedono appagati i propri bisogni.
Purtroppo vivere a certi livelli non è tutto rose e fiori e questo è sicuramente uno dei tanti messaggi che il regista Mark Mylod vuole trasmettere. Tutti gli avventori, eccetto uno, sembrano totalmente stregati da un incantesimo che li ha condotti al ristorante. Non solo gli ospiti ma anche i componenti della brigata culinaria ed il personale di sala sono sempre pronti a scattare con un “si chef” non appena il loro guru batte le mani facendo trasalire avventori e platea cinematografica.
Fra una “spruzzata di spuma marina servita su ciottoli della spiaggia adiacente”, salse emulsionate accompagnate da un messaggio al posto del pane che spiega perché appunto nel piatto manca il cibo di Cristo, tra la mescita di vini biologici e senza solfiti provenienti da tutto il mondo, Italia compresa, si serve anche il Lambrusco e siamo negli Stati Uniti, assistiamo ad una corsa sempre più sfrenata verso l’esito inevitabile quanto teatrale. Meditate gente, meditate!