Mette brio, mette gioia, mette la giusta carica per affrontare la giornata.
“Buongiorno a questo giorno che si sveglia oggi con te, / buongiorno al latte ed al caffé, buongiorno a chi non c’è/ e al mio amore buongiorno per dirle che è lei/ che per prima al mattino veder io vorrei, / è un giorno nuovo e spero che sia buono anche per te. / Buongiorno voce, vita mia, buongiorno fantasia,/ buongiorno musica che sei l’oblio dei giorni miei/ e a coloro che aiutan chi non ce la fa,/ per donar loro un giorno che migliorerà/ è un giorno nuovo, e poi chissà, se il mondo/ cambierà e ballerà”. E’ lunga la citazione, sì, è vero, ma come poter “tagliare” parole che nella loro “semplicità”, nascondono un mondo così bello, ritmato da tanti “buongiorno”?
E’ una canzone – entrata nelle case degli italiani, grazie a una nota pubblicità di un po’ di tempo fa – scritta da Big Luciano, il Lucianone nazionale. Lui, Luciano Pavarotti. Semplici versi, ballabili in tempo di valzer, in tempo di tre quarti, per gli specialisti. In fondo, perché non pensare proprio a questo tempo musicale – quello dei tre quarti, appunto – per poter cominciare la giornata? Mette brio, mette gioia, mette la giusta carica per affrontare la giornata.
In fondo, se ci pensiamo bene, è proprio il “buongiorno” la chiave di tutto. Quella “parolina” di sole dieci lettere, ci aiuta ad affrontare una giornata magari ricca di impegni, oppure può farci tramutare una nottata passata non proprio bene, in una splendida giornata. Presi dalla vita frenetica, dal vortice della vita di città, molte volte, non ci accorgiamo neanche quanto sia importante la parola “buongiorno” (per alcuni staccato “buon giorno”) per iniziare bene la giornata. Banalità? Forse. Anzi, sicuramente. Ma, ultimamente, se giriamo un po’ per le vie, per le piazze, ci accorgiamo quanto manchi questo saluto che, forse, andrebbe riscoperto. Perché non proporre una sorta di rivoluzione del “buongiorno”? Perché no?
Soffermiamoci, allora, ad analizzare la “parolina magica”, un po’ come quella della fata di Cenerentola che con il suo “Bibbidi-Bobbidi-Boo” riesce a trasformare la zucca in una dorata carrozza. “Buon”-“giorno”! Mettiamoci il punto esclamativo, che è ancor più d’effetto. “Buon-giorno” si tratta di un saluto. Questo è il punto fondamentale, il nodo principale, insomma: “salutare”, dal latino salūtare «augurare salute»; derivazione di salus -utis «salute». Dunque, ogni qual volta che “salutiamo” una persona, le auguriamo la salute. Può sembrare sì qualcosa di scontato, ma – forse – non è poi così scontato quanto sembra. Il “buongiorno” pone di per sé, già attenzione verso il prossimo, verso il vicino. E’ a lui che rivolgiamo il nostro saluto, e a lui che rivolgiamo il nostro sguardo. E nel momento che lo facciamo, ecco che – per incanto – l’esser ricambiato di una gentilezza, produce altra gentilezza. E’ un circolo virtuoso che ci fa rendere conto che per poter cambiare il mondo, non sono importanti gesta eroiche. La canzone di Big Luciano lo esprime bene:“Buongiorno (…) a coloro che aiutan chi non ce la fa,/ per donar loro un giorno che migliorerà/ è un giorno nuovo, e poi chissà, se il mondo/ cambierà e ballerà”.
Se solo prestassimo attenzione a ciò che Marco Aurelio ci invita a fare, nei suoi “Colloqui con sé stesso”, forse, il saluto potrebbe uscire dalle nostre labbra, assai più spontaneo, e non come semplice “cortesia” o bon-ton: “Quando ti alzi il mattino, pensa quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare”. Potremmo provare benessere noi, e così facendo, farlo provare a chi è a noi, accanto. E tutto questo, con quel semplice “Buongiorno!”. Memori di questa saggia affermazione dell’imperatore Marco Aurelio, facciamo nostra, allora, la bellissima preghiera dello scrittore Antoine de Saint-Exupery che sicuramente, al suo risveglio, dopo aver rivolto lo sguardo al cielo con questo “saluto” a Dio “Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano.Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita.Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno.Insegnami l’arte dei piccoli passi”, chissà quante persone avrà salutato con… “buongiorno!”.
di Antonio Tarallo (autore su sanfrancescopatronoditalia.it)