L’aula Paolo VI si riempie di futuro per volere del Santo Padre.
Sabato 25 febbraio più di 3000 tra studenti, docenti, rettori e personale amministrativo, si sono riuniti nella spettacolare Aula Nervi per ascoltare le parole di Papa Francesco il quale, per la prima volta, ha desiderato riunire le 22 Università e Istituzioni Pontificie che contano ben 16.000 studenti provenienti da più di 120 Paesi, oltre 2000 docenti e 600 persone che svolgono attività ausiliarie (Rapporto 2022).
Una realtà importante dunque quella delle comunità accademiche, che sempre hanno ricevuto l’attenzione del Santo Padre il quale, cinque anni fa, promulgò la Costituzione Apostolica sulle università e facoltà ecclesiastiche, la Veritas Gaudium, per ricordare la missione evangelizzatrice di tali istituzioni rappresentate da chi, ogni giorno, le vive e le vivifica.
Un intenso discorso quello del Santo Padre che rivolgendosi “alle donne e agli uomini dedicati allo studio”, ai tanti studenti lì presenti per ascoltare le Sue parole, ha rivolto il monito di “fare coro” in un mondo, quello universitario che “è scuola dell’accordo e della consonanza tra voci e strumenti diversi” e non invece dell’uniformità. Un mondo dove comunque hanno speranza anche i solisti grazie alle mani del Cristo che “coinvolge al tempo stesso il coro e il solista, perché nel concerto il ruolo dell’uno si accordi con quello dell’altro, in una costruttiva complementarità”.
L’augurio di Papa Francesco, a vivere un’intensa vita dedicata alla formazione, trova ampio respiro nella sua visione del triplice linguaggio: della mente, del cuore e delle mani con il quale vuole ricordare l’importanza di scoprire ciò che si pensa, ciò che si sente e ciò che si fa! Una dimensione sensoriale, quella richiamata dalle mani, che Aristotele definiva “anima”, per il potere che le mani hanno, grazie alla loro sensibilità, di distinguere e di esplorare e che Kant, riferendosi alle mani, non esitava a definirle come «il cervello esterno dell’uomo». La lingua italiana ha ereditato questi concetti nel verbo “prendere” che come il Santo Padre evidenzia, diviene radice di parole come “comprendere”, “apprendere”, “sorprendere”, che indicano atti del pensiero. “Mentre le mani prendono, la mente comprende, apprende e si lascia sorprendere”.
Non poteva quindi concludere, il messaggio di Sua Santità Papa Francesco, con la richiesta di usare queste mani e usarle per dare la pace, per salutare, per stringere quelle degli altri, per ricevere e per dare, per ringraziare. Impariamo dalle mani di Cristo e rendiamo le dita puntate, mani aperte e tese verso il prossimo.
Di Francesco Roberto Innocenzi