Rossini e Verdi, contemplatori del silenzio di Maria. Il cuore della Madonna, sotto la Croce. Quando i “battiti” divengono “battiture” d’orchestra.
Esiste un silenzio che è assenza di suono. Ed esiste un silenzio che invece parla, e parlando, racconta. E’ il silenzio di Maria. La donna che ha portato in grembo Cristo, e che l’ha accompagnato fino alla Croce. La figura della Madonna, lo sappiamo, è legata sempre a un’aurea di mistero, seppur sia ben presente in tutti noi, la sua figura materna, di donna “semplice”, di ogni giorno. I giorni di questo mese – maggio – sono densi della sua presenza, umile e grandiosa: è l’ossimoro del suo mistero.
E, nella contemplazione di questo, sono entrati diversi compositori, artisti, e poeti. Sappiamo bene che come iniziatore di questo corollario, troviamo Jacopone da Todi, con la sua mirabile composizione poetica dello “Stabat Mater”. Poi sono venuti i musicisti, con le loro note, con le loro “pause” su pentagramma, trasformando i battiti del cuore di Maria, in “battute musicali”. Il percorso storico-musicale è variopinto, ad iniziare dal Medioevo, con Giovanni Pierluigi da Palestrina, per poi passare al Barocco (Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi), fino a giungere al secolo passato, il ‘900, con Perosi, e Poulenc. Nel mezzo, carico di intensità, si erge il Romanticismo, donandoci due importanti versioni, composte da due monumenti dell’Opera italiana: Rossini e Verdi.
Personalità diverse, itinerari differenti, quelli che hanno condotto i due illustri musicisti, verso il Sacro, o se vogliamo – più poeticamente – a volgere lo sguardo verso il Cielo. Un Cielo stellato, contemplato dal rossiniano Mosè nel “Moise et pharaon”, quando sommessamente prega “Dal tuo stellato soglio, / Signor, ti volgi a noi! / Pietà dei figli tuoi!”.